Entrata in politica
Fox ricevette un seggio in Parlamento dal padre nel 1768. Due anni dopo fu nominato junior lord dell’Ammiragliato, ma rinunciò alla sua carica nel febbraio 1772 per essere libero di opporsi a un progetto di legge (alla fine il Royal Marriage Act) progettato per impedire i matrimoni dei membri della famiglia reale se non autorizzati dal re o ratificati dal Privy Council. Rientrò nel governo il dicembre successivo come junior lord del Tesoro, ma il re, che già lo detestava per la sua recente opposizione, lo accusò di insubordinazione e lo licenziò nel febbraio 1774.
Già amico di Edmund Burke, gravitò naturalmente nel gruppo Whig e in breve tempo fu il loro leader accettato nei Comuni. Passò all’opposizione proprio quando la controversia con le colonie americane stava diventando acuta. Credendo che la politica coloniale del primo ministro Lord North fosse ingiusta e oppressiva, si oppose con violenza sfrenata, ma più tardi ammise che la guerra americana era popolare in Inghilterra. La serie di disastri subiti dalle truppe britanniche in America, culminata nella capitolazione dell’esercito guidato da Lord Cornwallis a Yorktown (ottobre 1781), fece infine cadere il governo di North (marzo 1782). Il re dovette chiamare un ministero Whig, di cui Lord Rockingham divenne primo ministro, e Lord Shelburne (poi marchese di Lansdowne) segretario coloniale; Fox divenne il primo ministro degli esteri della storia inglese.
Fox credeva, erroneamente, che i negoziati di pace con gli americani rientrassero nella provincia del ministro degli esteri, e voleva riconoscere l’indipendenza delle ex colonie immediatamente e senza condizioni. Shelburne voleva trattenere questo riconoscimento fino a quando i trattati di pace con i paesi europei con i quali la Gran Bretagna era stata anche in guerra fossero pronti per la firma; e sosteneva che, poiché l’indipendenza dell’America non era ancora stata formalmente riconosciuta, lui, come segretario coloniale, aveva il diritto di condurre i negoziati. Fox, quindi, notificò la sua intenzione di dimettersi (30 giugno), ma prima che potesse attuarla Rockingham morì (1 luglio).
Quando il re offrì la premiership a Shelburne, Fox e i suoi amici sostennero che spettava a loro, non al re, scegliere il successore di Rockingham. Questo era incostituzionale; il re aveva l’indubbio diritto di scegliere il ministro. Fox e alcuni dei suoi amici si dimisero subito, ma altri rimasero a sostenere Shelburne. Lo storico Sir George Otto Trevelyan descrisse il rifiuto di Fox di servire sotto Shelburne come l’errore fatale e irreparabile della sua vita. Sebbene i suoi sospetti su Shelburne fossero tutt’altro che infondati, erano esagerati; inoltre, Shelburne era per certi aspetti lo statista più illuminato del suo tempo.