Cromestesia: Sentire la musica nei colori

Immaginate se ogni volta che annusate una rosa, il vostro cervello evocasse il sapore del porridge. O se quando sentite la pelle scontata di un divano DFS, vedete macchie di luce viola? Queste possono sembrare abilità prese da un fumetto, ma in realtà sono i sintomi della sinestesia, una condizione neurologica in cui una stimolazione sensuale evoca la sensazione di un’altra.

Un paio di settimane fa, Dev Hynes – il virtuoso musicale dietro Lightspeed Champion e Blood Orange – ha descritto le sue esperienze sinestetiche in una conferenza della New York University. In essa, ha giustapposto 30 minuti della sua colonna sonora composta per il film Palo Alto contro una stanza buia che scheggiava lucide spirali di colore e tonalità radianti sulle pareti. Giocava a fare il narratore, ritraendo come tutti questi colori lo facevano sentire e, cosa più importante, cosa gli facevano vedere. Quello che stava ritraendo era la cromestesia – la sinestesia da suono a colore, che è un tipo di sinestesia in cui i suoni uditi evocano automaticamente e involontariamente un’esperienza di colore.

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Tra il 5-15% della popolazione adulta ha sperimentato qualche forma di sinestesia. Inclusi in questa cifra ci sono i sinesteti del tocco a specchio, quelli che sentono letteralmente il dolore o le emozioni di un altro, e quelli che assaggiano/vedono i colori quando hanno un orgasmo. Da questa percentuale, un ulteriore 4% associa automaticamente i numeri ai colori. Ma è la cromestesia la forma più comune.

Come area di studio, la ricerca sulla sinestesia è cresciuta esponenzialmente negli ultimi secoli. Quando si scoprì per la prima volta la sinestesia nel XIX secolo, fu erroneamente fatta risalire agli occhi a causa di una precedente conoscenza del daltonismo. Questa ideologia fu accantonata quando si scoprì che le persone potevano effettivamente generare gli stessi sensi con gli occhi chiusi, confermando la sua base in neurologia. Da allora, l’agenda della ricerca è passata dal mettere in discussione la legittimità della condizione alla comprensione di come esattamente può influenzare i soggetti. Solo negli anni ’80 i neurologi Richard Cytowik e Simon Baren-Cohen hanno cominciato a capirne le caratteristiche.

L’ultimo sviluppo viene dall’Università di Cambridge, che ha stabilito un legame tra sinestesia e autismo. Mentre la sinestesia si è verificata solo nel 7,2% degli individui tipici, si è verificata nel 18,9% delle persone con autismo. A livello del cervello, la sinestesia coinvolge connessioni atipiche tra aree cerebrali che di solito non sono cablate insieme, in modo che una sensazione in un canale inneschi automaticamente una percezione in un altro.

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La maggior parte crede che le sinestesie derivino da esperienze infantili in cui certi stimoli hanno creato accoppiamenti sinestetici. Per esempio, la lettera “G” potrebbe essere collegata al verde scuro perché tua madre, Glenda, lo indossava spesso. Può anche essere che la sinestesia sia presente nelle famiglie. E’ possibile che un gene per la sinestesia si traduca in connessioni extra e cablaggi incrociati tra aree cerebrali.

Nota di sinestesia e tabella dei colori via

Il professor Sean Day, dottore di ricerca e collega cromesteta, riassume: “Se i colori sono più vividi, suggerirei che è principalmente una questione di concentrazione. Cioè, si sta prestando più attenzione ai colori. Ci sono state alcune speculazioni sul fatto che questi sinesteti hanno un senso di percezione dei colori più elevato”. Quindi la differenza sta nel riuscire a decifrare con precisione le sottigliezze tra le sfumature quando qualcuno preme play. Anche se coloro che sono affetti dalla condizione possono sfiorare le spalle di una tale etichetta, c’è un briciolo di sovrumano in tutto ciò.

“Tornando alla questione della percezione, se questo tipo di sinesteta sta ricevendo una sorta di doppio colpo di input ai centri di percezione del colore del cervello – sia da input visivo che da input uditivo – questo metterebbe più su i centri di percezione del colore. Si potrebbe quindi usare questo per allenarsi ad essere più percettivi alle sfumature di colore. Tuttavia, si può anche essere logorati dalla sovrastimolazione, in certi ambienti (ad esempio, rumorose discoteche, o arene sportive).”

C’è attualmente un dream team di cromestesisti che fanno musica, tra cui Kwes Pharrell Williams e Aphex Twin. Poi c’è Tyler, The Creator, la cui forte affinità con i colori nel suo lavoro è presumibilmente legata alla condizione. Basta dare un’occhiata al video di “Glowing” prodotto da Wolf Haley, il suo alter ego regista, ed è come un pacchetto ad alto contrasto di Skittles esplose ben confezionato in 1080pi.

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