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Antipope del partito pisano (1400-15), nato verso il 1370; morto il 22 novembre 1419. Il cardinale Baldassare Cossa fu uno dei sette cardinali che, nel maggio 1408, disertarono Gregorio XII e, con quelli appartenenti all’obbedienza di Benedetto XIII (vedi PEDRO DE LUNA), convocarono il Concilio di Pisa, di cui Cossa divenne il capo.
Discendente da una nobile ma povera famiglia napoletana, abbracciò in gioventù la carriera militare, ma in seguito la abbandonò per il servizio della Chiesa. Dotato di grande energia e di grande talento, studiò legge a Bologna, dove prese il dottorato, e poi entrò al servizio della curia papale. Il 27 febbraio 1402, Bonifacio IX lo fece cardinale diacono di Sant’Eustachio e l’anno seguente lo nominò legato di Romandiola. Il 17 marzo 1403 partì per Bologna, dove, fino al 1408, si dimostrò un astuto amministratore finanziario del territorio papale, oltre che un abile statista e un abile comandante. Allo stesso tempo era assolutamente mondano, ambizioso, astuto, senza scrupoli e immorale, un buon soldato ma non un uomo di chiesa. Ebbe una parte importante nel Concilio di Pisa (1409), e, quando i due papi, Gregorio XII di Roma e Benedetto XIII di Avignone, furono deposti, egli condusse l’elezione di Pietro Filarghi, che fu elevato al papato e incoronato come Alessandro V. Il nuovo papa era interamente sotto l’influenza di Baldassare Cossa. Quest’ultimo sostenne Luigi d’Angiò in una spedizione militare contro Ladislao di Napoli. Luigi si impadronì di diverse fortezze negli Stati Ecclesiastici, e nel 1400 catturò Roma. Alessandro V fu ora proclamato papa a Roma, ma rifiutò di lasciare Bologna, dove morì il 3 maggio 1410. Nella speranza di procurare un’intesa con quel papa, il principe Malatesta di Rimini, protettore di Gregorio XII, pregò i cardinali dell’obbedienza pisana di rinviare una nuova elezione. Questi cardinali riuniti a Bologna non acconsentirono, ma, sostenuti da Luigi d’Angiò e dalla città di Firenze, elessero Baldassare Cossa, il 17 maggio 1410. Il 24 maggio Cossa fu ordinato sacerdote, e il giorno seguente fu consacrato e incoronato papa, prendendo il nome di Giovanni XXIII.
Poco dopo essere salito al trono, Giovanni ricevette un ambasciatore di Sigismondo d’Ungheria, che desiderava conferire con lui sugli affari politici e religiosi del suo regno. Il 18 maggio morì il re Ruprecht di Germania, fermo sostenitore di Gregorio XII. Gli elettori di Magonza e Colonia scrissero informando Giovanni che intendevano eleggere Sigismondo, re d’Ungheria, come re di Germania. Poiché Sigismondo, ancor prima di sapere della morte di Ruprecht, era entrato in trattative con il papa pisano, Giovanni si adoperò tanto più prontamente in suo favore, e il 21 luglio Sigismondo, che si era riconciliato con suo fratello Wenzel di Behemia, fu eletto re di Germania. L’elezione di Sigismondo fu riconosciuta anche da Gregorio XII. Nell’aprile del 1411, Giovanni XXIII avanzò con Luigi d’Angiò verso Roma, dove proseguirono vigorosamente la guerra contro Ladislao di Napoli, e lo sbaragliarono completamente nella battaglia di Roccasecca (19 maggio 1411), ma non fecero uso della loro vittoria. Poco dopo, Luigi d’Angiò tornò in Francia, permettendo così a Ladislao di radunare le sue truppe e rafforzare le sue posizioni. Successivamente, Giovanni iniziò delle trattative con Ladislao, nonostante la scomunica dell’11 agosto 1411. Ladislao abbandonò allora la causa di Gregorio e riconobbe Giovanni come papa legittimo, in riconoscimento del quale quest’ultimo ritirò la scomunica, infeudò Ladislao al Regno di Napoli, acconsentì alla sua conquista della Sicilia, lo nominò gonfaloniere, o portabandiera, della Chiesa romana, e gli diede un aiuto finanziario (16 ottobre 1412).
Conformemente a una risoluzione approvata al Concilio di Pisa, Giovanni aveva convocato un nuovo concilio a Roma il 29 aprile 1412, allo scopo di realizzare le riforme ecclesiastiche. Nominò anche un certo numero di nuovi cardinali, tra i quali c’erano molti uomini capaci, come Francesco Zarabella di Firenze, Pierre d’Ailly, vescovo di Cambrai, Guillaume Fillastre, decano di Reims, e Robert Hallam, vescovo di Salisbury. Dall’inizio del 1412 si erano tenute in tutta la Francia conferenze e riunioni del clero in preparazione di questo concilio; tra i rappresentanti nominati dal re c’erano il cardinale Pierre d’Ailly e il patriarca Cramaud, creato cardinale nel 1413. Ma, quando il concilio fu aperto in aprile, i partecipanti erano così pochi che dovette essere prorogato diverse volte. Quando finalmente le sessioni iniziarono, l’unica cosa che fu compiuta fu la condanna degli scritti di Wycliff, e il concilio fu sciolto nel marzo 1413. La deplorevole debolezza di Giovanni nel trattare con Ladislao di Napoli portò presto a un altro attacco di quest’ultimo al territorio papale. Nel maggio 1413 invase la provincia romana e Giovanni fu costretto a fuggire con i suoi cardinali. Fuggì a Firenze, dove cercò la protezione di Sigismondo, re di Germania, allora impegnato nell’Italia settentrionale per la convocazione di un concilio generale per porre fine allo sfortunato scisma. I legati di Giovanni furono autorizzati a trovare un accordo con Sigismondo su questa questione, e Sigismondo approfittò della situazione del papa per insistere sulla scelta di Costanza come luogo di riunione del concilio. Il 30 ottobre 1413 Sigismondo invitò i papi Gregorio XII e Benedetto XIII e tutta la cristianità a partecipare, e convinse Giovanni XXIII, con il quale ebbe un incontro a Lodi verso la fine di novembre, ad emettere la bolla di convocazione (9 dicembre 1413) del concilio generale da aprire a Costanza il 1° novembre 1414.
Con la morte improvvisa di Ladislao (6 agosto 1414) la posizione di Giovanni in Italia era migliorata, ed egli poteva ora tornare a Roma. Ma i cardinali protestarono urgentemente che la sua presenza era necessaria al Concilio di Costanza, e che egli doveva aderire alla sua promessa di presiedere di persona, e dirigere lì il trattamento di tutte le questioni ecclesiastiche. Il 1° ottobre 1414, Giovanni partì per Costanza con un grande seguito e fornito di ampi mezzi, ma con il cuore pesante e ansiosi presagi. Timidezza e sospetto avevano sostituito lo spirito bellicoso che aveva mostrato come cardinale. Sulla sua strada attraverso il Tirolo strinse un’alleanza con Federico d’Austria, che era in termini di inimicizia con Sigismondo. Giovanni e i suoi nove cardinali fecero il loro ingresso a Costanza il 29 ottobre 1414, e il 5 novembre fu aperto il concilio. Le prospettive del papa pisano diventavano ogni giorno più disperate. L’imperatore non si era legato ad alcun obbligo permanente nei confronti di Giovanni. Aveva bisogno di questo papa, in quanto possedeva ;la più grande obbedienza, per portare a termine il concilio, ma, dall’estate del 1413, era giunto alla conclusione che l’unità poteva essere promossa solo con l’abdicazione o la deposizione di tutti e tre i pretendenti al papato. Giovanni all’inizio dominò il concilio, mentre cercava di aumentare i suoi aderenti con regali e, con l’aiuto di spie, di conoscere l’indole dei membri. Tuttavia, l’ostilità del consiglio nei suoi confronti divenne sempre più evidente. I principali portavoce tra i suoi cardinali erano Pierre d’Ailly e Fillastre; dopo l’arrivo di Sigismondo anche questi espressero chiaramente la loro opinione che l’unico modo per porre fine allo scisma era l’abdicazione di tutti e tre i papi.
Nella seconda sessione del concilio, Giovanni fu convinto a leggere ad alta voce una promessa formale di abdicazione volontaria del papato (2 marzo 1415), e a ripetere questa promessa in una bolla dell’8 marzo. Ma il 20 marzo fuggì segretamente da Costanza a Sciaffusa, nel territorio del duca Federico d’Austria, e quindi a Friburgo in Brisgovia, che apparteneva al duca di Borgogna, anch’egli suo aderente. La fuga di Giovanni, in conseguenza delle grandi difficoltà che causò al consiglio, non fece che aumentare l’ostilità nei suoi confronti e, mentre lui stesso cercava di negoziare ulteriormente la sua abdicazione, i suoi sostenitori furono costretti a sottomettersi a Sigismondo. Formalmente deposto nella dodicesima sessione (29 maggio 1415), Giovanni fece la sua sottomissione e si raccomandò alla misericordia del consiglio. Giovanni fu accusato dei più gravi reati in diversi scritti inimici e nelle accuse formali del concilio. Innegabilmente laico e ambizioso, la sua vita morale non era al di sopra di ogni rimprovero, e i suoi metodi senza scrupoli non si accordavano affatto con i requisiti della sua alta carica. D’altra parte, i crimini efferati di cui i suoi oppositori nel concilio lo accusavano erano certamente gravemente esagerati. Dopo la sua abdicazione fu nuovamente conosciuto come Baldassare Cossa, e fu dato in custodia al palatino Luigi, che era sempre stato suo nemico. Quest’ultimo lo tenne confinato in diversi luoghi (Rudolfzell, Gottlieben, Heidelberg e Mannheim). Alla quarantaduesima sessione del consiglio, il 28 dicembre 1417, dopo che Martino V era stato eletto, fu decretato il rilascio di Cossa. Non fu, tuttavia, fino all’anno successivo che egli recuperò la sua libertà. Partì allora per Firenze, dove si trovava Martino V, e gli rese omaggio come capo della Chiesa. Il 23 giugno 1419, il nuovo papa lo fece cardinale vescovo di Tuscolo. Ma Cossa fu completamente distrutto, e morì pochi mesi dopo a Firenze, dove fu sepolto nel battistero accanto alla cattedrale. Cosimo de Medici eresse una magnifica tomba alla sua memoria.
Fonti
Vitæ Johannis XXIII in MURATORI, Rerum Ital. Scriptores, III, ii, e in Liber Pontif. DUCHESNE, II, 523 sqq., 536 sqq.; THEODORICUS DE NIEM, Historia de vita Joannis XXIII Pont. Max. Rom. VON DER HARDT, Constantiense Concilium, II, pt. XV, 335 sqq.; HUNGER, Zur Gesch. Papst Johanns XXIII (Bonn, 1876); SCHWERDFEGER, Papst Johann XXIII und die Wahl Sigismunds zum römischen König (Vienna, 1895); GÖLLER, König Sigismunds Kirchenpolitik vom Tode Bonifaz’ IX bis zur Berufung des Konstanzer Konzils (Freiburg im Br, 1902); IDEM, Pope John XXIII and King Sigismund in the Summer of 1410 in Römische Quartalschrift (1903), 169 sqq.; REINKE, France and Pope John XXIII (Münster, 1900); VALOIS, La France et le grand schisme d’Occident, IV (Paris, 1902); PASTOR, Gesch. der Päpste, I (4th ed.), 192 sqq.; HOLLERBACH, Die gregorianische Partei, Sigismund und das Konstanzer Konzil in Röm. Quartalschrift (1909), Storia, 129 sqq.; (1910), 3 sqq. Vedi anche le bibliografie sotto COSTANZA, CONSIGLIO DI; PISA, CONSIGLIO DI; SCHISMO, OCCIDENTALE.
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Citazione APA. Kirsch, J.P. (1910). Giovanni XXIII. In L’enciclopedia cattolica. New York: Azienda Robert Appleton. http://www.newadvent.org/cathen/08434a.htm
Citazione MLA. Kirsch, Johann Peter. “Giovanni XXIII”. L’Enciclopedia Cattolica. Vol. 8. New York: Robert Appleton Company, 1910. <http://www.newadvent.org/cathen/08434a.htm>.
Transcription. Questo articolo è stato trascritto per New Advent da WGKofron. Grazie alla Chiesa di Santa Maria, Akron, Ohio.
Approvazione ecclesiastica. Nihil Obstat. 1 ottobre 1910. Remy Lafort, S.T.D., Censore. Imprimatur. +John Cardinal Farley, Arcivescovo di New York.
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