Questa è una quantità enorme di biodiversità dedicata allo sfruttamento di una risorsa specifica. Consideri inoltre che ci sono solo circa 5.400 specie di mammiferi in tutto, e vedrà subito che il modo in cui presenta la sua domanda è distorto in modo tale da cercare di risolvere un falso problema. Ci sono dieci volte più specie di mangiatori esclusivi di legno che di mammiferi; difficile dire che c’è una carenza in tali circostanze. Si potrebbe anche suggerire che forse questa nicchia ecologica è abbastanza piena.
Forse un modo migliore di porre la questione sarebbe: quali tratti sono meglio adattati a una strategia di vita basata sulla digestione del legno. Sulla base delle 50 000 specie di insetti menzionate sopra, troverai 2 gruppi:
A – I coleotteri condividono una dimensione da discreta a modesta (Diciamo meno di 15 cm, con una media più vicina a 1 cm). La maggior parte passa uno stadio larvale prolungato che può durare fino a diversi anni, utilizzando il legno sia come fonte di cibo che come fonte di protezione. Usano varie strategie per acquisire o produrre enzimi in grado di digerire la cellulosa, come “prenderli in prestito” dai funghi. Le larve hanno un dispendio energetico molto basso, si muovono poco e lentamente. Non consumano legno da adulti, e diventano piuttosto attive a quel punto.
B – Le termiti hanno un approccio completamente diverso. Sono molto piccole ed eusociali, e hanno una relazione simbiotica con protozoi che rompono la cellulosa. Sono relativamente attive, il che può riflettere un guadagno di energia disponibile dalla loro relazione simbiotica.
La loro chiave è trovare un modo per acquisire gli enzimi di digestione della cellulosa, naturalmente; mentre produrre alcuni degli enzimi richiesti è una capacità acquisita da molti di questi insetti, pochi sono riusciti ad acquisire l’intero set di strumenti chimici richiesti per tale compito. Acquisire la capacità di produrre ciascuno di questi enzimi è un notevole risultato evolutivo – essere in grado di produrli tutti è un’impresa rara che richiede più di una o due mutazioni fortunate. Così la maggior parte degli insetti “imbroglia” per trovare un modo per aggirare il problema, o scavando gli enzimi necessari da altre fonti (batteri, funghi, protozoi) o sviluppando relazioni simbiotiche con essi.
Un’altra considerazione è la bassa spesa energetica delle larve più grandi: non si muovono quasi per niente – al massimo strisciano e scavano nel legno per alcuni metri nel corso di pochi anni. Il loro dispendio energetico nel comportamento protettivo (strutture difensive, veleni, strategie evasive, ecc. – che sono tutte costose in termini di energia & spesa di risorse) è vicino a zero. Quasi tutto il loro budget energetico è orientato verso l’estrazione e l’immagazzinamento di energia dalla cellulosa. Possono permettersi di farlo perché il legno li nasconde e li rende difficilmente accessibili ai predatori. Creature più grandi (supponiamo qualcosa delle dimensioni di un gatto, per amor di discussione), che non sarebbero in grado di nascondersi all’interno dello spessore del legno stesso, avrebbero anche bisogno di spendere una proporzione simile del loro input energetico per la digestione, ma sarebbero impotenti a meno che non riescano a trovare un modo per eludere la predazione a costi molto bassi.