Tommaso Campanella

Nato a Stignano (nella contea di Stilo) in provincia di Reggio di Calabria in Calabria, Italia meridionale, Campanella fu un bambino prodigio. Figlio di un calzolaio povero e analfabeta, entrò nell’ordine domenicano prima dei quattordici anni, prendendo il nome di fra’ Tommaso in onore di Tommaso d’Aquino. Studiò teologia e filosofia con diversi maestri.

Presto, divenne disincantato dall’ortodossia aristotelica e attratto dall’empirismo di Bernardino Telesio (1509-1588), che insegnava che la conoscenza è sensazione e che tutte le cose in natura possiedono sensazione. Campanella scrisse la sua prima opera, Philosophia sensibus demonstrata (“Filosofia dimostrata dai sensi”), pubblicata nel 1592, in difesa di Telesio.

Nel 1590 fu a Napoli dove fu iniziato all’astrologia; le speculazioni astrologiche sarebbero diventate una caratteristica costante nei suoi scritti. Le opinioni eterodosse di Campanella, soprattutto la sua opposizione all’autorità di Aristotele, lo portarono in conflitto con le autorità ecclesiastiche. Denunciato all’Inquisizione romana, fu arrestato a Padova nel 1594 e citato davanti al Sant’Uffizio a Roma, fu confinato in un convento fino al 1597.

Dopo la sua liberazione, Campanella tornò in Calabria, dove fu accusato di guidare una cospirazione contro il dominio spagnolo nella sua città natale, Stilo. L’obiettivo di Campanella era quello di stabilire una società basata sulla comunità dei beni e delle mogli, poiché sulla base delle profezie di Gioacchino da Fiore e delle proprie osservazioni astrologiche, prevedeva l’avvento dell’Era dello Spirito nell’anno 1600. Tradito da due dei suoi compagni cospiratori, fu catturato nel 1599 e incarcerato a Napoli, dove fu torturato sulla ruota. Anche dal confino del carcere, Campanella riuscì a influenzare la storia intellettuale del primo Seicento, mantenendo contatti epistolari con filosofi e scienziati europei, con gli ambienti culturali napoletani e con i commissari di Caravaggio. Infine, Campanella fece una piena confessione e sarebbe stato messo a morte se non avesse finto la pazzia e dato fuoco alla sua cella. Fu torturato ulteriormente, per un totale di sette volte. Storpio e malato, Campanella fu condannato all’ergastolo.

Metaphysica, 1638

Campanella passò ventisette anni imprigionato a Napoli, in varie fortezze. Durante la sua detenzione, scrisse le sue opere più importanti: La monarchia di Spagna (1600), Aforismi politici (1601), Atheismus triumphatus (Ateismo conquistato, 1605-1607), Quod reminiscetur (1606?), Metaphysica (1609-1623), Theologia (1613-1624), e la sua opera più famosa, La città del sole (originariamente scritta in italiano nel 1602; pubblicata in latino a Francoforte (1623) e successivamente a Parigi (1638).

Ha difeso Galileo Galilei nel primo processo di Galileo con la sua opera La difesa di Galileo (scritta nel 1616, pubblicata nel 1622). Nel 1632, prima del secondo processo di Galileo, Campanella scrisse a Galileo:

Con mio grande disgusto ho sentito che i teologi iracondi della Congregazione mirano a proibire i Dialoghi di Vostra Eccellenza, e non sarà presente nessuno che capisca di matematica o di cose recondite. Sappiate che mentre Vostra Eccellenza afferma che è stato opportuno proibire la teoria del moto della terra, non siete obbligati a credere che le ragioni di coloro che vi hanno contraddetto siano buone. Questa è una regola teologica, ed è provata dal secondo Concilio di Nicea che decretò che Angelorum imagines depingi debent, quam’am vere corporei sunt (Le immagini degli angeli devono essere raffigurate come sono nella carne): mentre il decreto è valido, il ragionamento che lo sostiene non lo è, poiché tutti gli studiosi oggi dicono che gli angeli sono incorporei. Ci sono molte altre ragioni fondamentali. Temo la violenza delle persone che non capiscono questo. Il nostro Papa fa molto rumore contro questo e parla come il Papa, ma voi non ne avete sentito parlare, né potete pensarci. Secondo me Vostra Eccellenza dovrebbe scrivere al Granduca di Toscana, che siccome stanno mettendo in questo consiglio domenicani, gesuiti, teatini e preti secolari che sono contro i vostri libri, dovrebbero ammettere anche padre Castelli e me.

Tommaso Campanella, La Città del Sole, Carabba, 1915

Campanella fu finalmente liberato dal carcere nel 1626, tramite Papa Urbano VIII, che intercedette personalmente per lui presso Filippo IV di Spagna. Portato a Roma e trattenuto per un certo tempo dal Sant’Uffizio, Campanella fu restituito alla piena libertà nel 1629. Visse per cinque anni a Roma, dove fu consigliere di Urbano nelle questioni astrologiche.

Nel 1634, una nuova cospirazione in Calabria, guidata da uno dei suoi seguaci, minacciò nuovi guai. Con l’aiuto del cardinale Barberini e dell’ambasciatore francese de Noailles, fuggì in Francia, dove fu ricevuto alla corte di Luigi XIII con grande favore. Protetto dal cardinale Richelieu e dotato dal re di una pensione liberale, trascorse il resto dei suoi giorni nel convento di Saint-Honoré a Parigi. La sua ultima opera fu un poema che celebrava la nascita del futuro Luigi XIV (Ecloga in portentosam Delphini nativitatem).

Il De sensu rerum et magia (1620) di Campanella ispirò in parte la prima it-narrativa in inglese, The Golden Spy (1709) di Charles Gildon.

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