12 poesie ridicolmente belle sull’oceano

L’oceano ha avuto un ruolo molto significativo nella poesia fin dagli albori della poesia stessa. È facile capire perché. L’oceano – sia selvaggio che calmo, pericoloso e bello – è un fatto di contraddizioni e mistero. Le poesie sull’oceano possono essere dedicate non solo a catturare il cuore del mare, ma anche a metafore dell’amore e del trauma, tra molte altre cose. Più di questo, l’oceano ha giocato un ruolo nella storia di molte culture, rendendolo uno scenario che è sia intimamente personale, sia enormemente universale.

Sorprendentemente quindi, la poesia sull’oceano prende molte forme. Da una semplice contemplazione del mare a una riflessione sulle nostre stesse vite. Ecco una lista di alcune di queste brillanti poesie sull’oceano con protagonista il mare.

12 Ridicolmente belle poesie sull'oceano da BookRiot.com

The Rime of the Ancient Mariner di Samuel Taylor Coleridge

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Dover Beach di Matthew Arnold

Il mare è calmo stasera.

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La marea è piena, la luna è bella
Sugli stretti; sulla costa francese la luce
brilla e se ne va; le scogliere d’Inghilterra si ergono,
sfuggenti e vaste, nella tranquilla baia.
Vieni alla finestra, dolce è l’aria della notte!
Solo, dalla lunga fila di spruzzi
dove il mare incontra la terra brunita dalla luna,
ascolta! senti il fragore grattugiato
dei ciottoli che le onde ritraggono e scagliano
al loro ritorno, su per l’alta spiaggia,
inizia, e cessa, e poi di nuovo inizia,
con cadenza tremula lenta, e porta
l’eterna nota della tristezza.

Sophocles molto tempo fa
L’ha sentito sull’Egeo, e ha portato
nella sua mente il torbido flusso e riflusso
della miseria umana; noi
troviamo anche nel suono un pensiero,
sentendolo da questo lontano mare del nord.

Il mare della fede
era anch’esso, una volta, in pieno, e intorno alla riva della terra
giaceva come le pieghe di una cintura luminosa avvolte.
Ma ora sento solo
il suo ruggito malinconico, lungo, che si ritira,
Ritirandosi, al respiro
del vento notturno, giù per i vasti bordi tetri
e le nude tegole del mondo.

Ah, amore, siamo fedeli
l’uno all’altro! Perché il mondo, che sembra
stendersi davanti a noi come una terra di sogni,
così vario, così bello, così nuovo,
non ha davvero né gioia, né amore, né luce,
né certezza, né pace, né aiuto per il dolore;
e noi siamo qui come in una pianura oscura
travolta da confusi allarmi di lotta e fuga,
dove eserciti ignoranti si scontrano di notte.

Segreti del mare di Mohamed Hassan

Sail Away di Rabindranath Tagore

Al principio del giorno si sussurrava che avremmo navigato in una barca,
solo tu ed io, e mai un’anima al mondo avrebbe saputo di questo nostro
pellegrinaggio senza paese e senza fine.

In quell’oceano senza sponde,
al tuo sorriso in ascolto silenzioso i miei canti si gonfierebbero in melodie,
liberi come onde, liberi da ogni vincolo di parole.

Non è ancora giunto il momento?
Ci sono ancora lavori da fare?
Lo, la sera è scesa sulla riva
e nella luce che svanisce gli uccelli marini volano verso i loro nidi.

Chi sa quando le catene saranno tolte,
e la barca, come l’ultimo barlume di tramonto,
vanirà nella notte?

Waters di Brave New Voices

By the Sea di Emily Dickinson

Sono partito presto, ho preso il mio cane,
e ho visitato il mare;
le sirene in cantina
sono uscite per guardarmi.

E le fregate del piano superiore
Tendevano mani di canapa,
Prendendomi per un topo
sulla sabbia.

Ma nessuno mi spostò finché la marea
passò la mia semplice scarpa,
e il mio grembiule e la mia cintura,
e anche il mio corpetto,

e fece come se volesse mangiarmi
interamente come una rugiada
sulla manica di un dente di leone –
e allora anch’io cominciai.

E lui – mi seguiva da vicino;
Ho sentito il suo tacco d’argento
sulla mia caviglia, – poi le mie scarpe
sfondavano di perla.

Fino a quando non incontrammo la solida città,
nessuno sembrava conoscere;
e inchinandosi con uno sguardo potente
a me, il mare si ritirò.

Sea of Strangers di Lang Leav

Canto del mare di Rainer Maria Rilke

Senza tempo brezze marine,
vento marino della notte:
non vieni per nessuno;
se qualcuno dovesse svegliarsi,
deve essere preparato
a sopravvivere a te.

Senza tempo le brezze del mare,
che per eoni hanno
spazzato rocce antiche,
sei lo spazio più puro
che viene da lontano…

Oh, come un albero di frutta
sente la tua venuta
in alto al chiaro di luna.

Affrontiamo questa terra di Sarah Maria Griffin

Il mare è storia di Derek Walcott

Dove sono i vostri monumenti, le vostre battaglie, i martiri? Signori,
in quella volta grigia. Il mare. Il mare
li ha rinchiusi. Il mare è la Storia.

Prima, c’era l’olio ansante,
pesante come il caos;
poi, come una luce alla fine di un tunnel,

la lanterna di una caravella,
e quella era la Genesi.
Poi ci furono le grida stipate,
la merda, il lamento:

Esodo.
L’osso saldato dal corallo all’osso,
mosaici
mantellati dalla benedizione dell’ombra dello squalo,

questa era l’Arca dell’Alleanza.
Poi venne dai fili spennati
della luce del sole sul fondo del mare

la plangente arpa della schiavitù babilonese,
mentre le bianche vacche si raggruppavano come manette
sulle donne annegate,

e quelli erano i bracciali d’avorio
del Cantico di Salomone,
ma l’oceano continuava a girare pagine bianche

cercando la Storia.
Poi vennero gli uomini dagli occhi pesanti come ancore
che affondavano senza tombe,

briganti che arrostivano il bestiame,
lasciando le loro costole carbonizzate come foglie di palma sulla riva,
poi la bocca schiumosa e rabbiosa

dell’onda di marea che inghiottiva Port Royal,
e quello era Giona,
ma dov’è il tuo Rinascimento?

Signore, è chiuso in quelle sabbie marine
là, oltre il ripiano d’ormeggio della barriera,
dove gli uomini di guerra galleggiavano;

mettiti questi occhiali, ti ci guiderò io stesso.
È tutto sottile e sottomarino,
attraverso colonnati di corallo,

oltre le finestre gotiche delle gorgonie
dove la cernia crostacea, dagli occhi d’onice,
batte, appesantita dai suoi gioielli, come una regina calva;

e queste grotte scanalate dai cirripedi
scavate come pietre
sono le nostre cattedrali,

e la fornace prima degli uragani:
Gomorra. Ossa macinate dai mulini a vento
in marna e farina di mais,

e quello era Lamentazioni –
quello era solo Lamentazioni,
non era Storia;

poi vennero, come schiuma sul labbro del fiume che si asciuga,
le canne brune dei villaggi
che si mescolano e si rapprendono in città,

e alla sera, i cori dei moscerini,
e sopra di loro, le guglie
che riflettono il lato di Dio

come suo figlio fissato, e questo era il Nuovo Testamento.

Poi vennero le sorelle bianche a battere le mani
al procedere delle onde,
e quella era l’Emancipazione –

giubilo, o giubilo –
vanendo rapidamente
come il pizzo del mare si asciuga al sole,

ma quella non era Storia,
quella era solo fede,
e poi ogni roccia si ruppe nella propria nazione;

poi venne il sinodo delle mosche,
poi venne l’airone segretario,
poi venne la rana toro che muggì per un voto,

le mosche con idee brillanti
e i pipistrelli come ambasciatori che saltano
e la mantide, come polizia cachi,

e i bruchi pelosi dei giudici
che esaminano da vicino ogni caso,
e poi nelle orecchie scure delle felci

e nel ridacchiare salato delle rocce
con le loro piscine marine, c’era il suono
come una voce senza eco

della Storia, realmente iniziata.

L’Oceano di Nathaniel Hawthorne

L’Oceano ha le sue grotte silenziose,
profonde, silenziose e solitarie;
anche se c’è furia sulle onde,
sotto di esse non c’è.

I terribili spiriti degli abissi
Tengono lì la loro comunione;
E ci sono quelli per cui piangiamo,
I giovani, i luminosi, i belli.

Calmamente i marinai stanchi riposano
sotto il loro mare blu.
Le solitudini dell’oceano sono benedette,
perché c’è purezza.

La terra ha colpa, la terra ha cura,
Inquiete sono le sue tombe;
ma il sonno tranquillo è sempre lì,
sotto le onde blu scuro.

Tradizioni orali di William Nu’utupu Giles e Travis T.

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